martedì 14 dicembre 2010

La Mancia

Safran guardava davanti a se' senza vedere nulla.
Il sole era ormai allo zenit e capi' che presto si sarebbe sciolto sotto tutto quel calore.
I suoi vestiti erano ormai fradici di sudore, la sua camicia a quadretti da ufficio milanese, i suoi pantaloni di flanella nero carbone, le sue scarpe di pelle scamosciata.
Ma perche'? Perche' si sentiva sempre inadeguato in ogni situazione? Perche non poteva essere essere come quegli esseri che gli stavano passando davanti? Spensierati, senza preoccupazioni, vivevano ad un ritmo lento, umano. Lui invece era chiaramente un ricco turista europeo in cerca di emozioni esotiche... senza fantasia e pieno di ripensamenti... il suo atteggiamento e i suoi vestiti non lasciavano dubbi... e per di piu' non aveva la piu pallida idea di dove fosse Vania.
Un rapimento?...impossibile... l'aveva lasciata solo per pochi minuti e poi per che motivo?
Forse Bartolo le era sfuggito di mano, da come era agitato e lo ha inseguito, ma a quest'ora doveva essere gia arrivata.
Non rimaneva che la fuga, un allontanamento volontario... ma perche'? Si era forse pentita di quel viaggio?
Questo sospetto non fece che accrescere le sue perplessita' circa l'essere inadatto a quella situazione.
Forse stava sbagliando tutto... e doveva rientrare nei ranghi della normalita', tornarsene a casa e sperare di riprendere la sua tranquilla vita di provincia in famiglia. Quello era il suo mondo e non poteva trasformarsi in un indiana jones da un momento all'altro... chi stava prendendo in giro?
O forse no. Forse doveva solo crederci fino in fondo. Crederci ancora, agire, prendere in mano la situazione.
Si, ecco! Agire. Entro' in un bazar di vestiti che c'era li accanto. Prese una maglietta a maniche corte, arancione a righe blu orizzontali, un paio di calzoncini azzurro chiaro e per finire un bel paio di sandali di cuoio  che gli ricordavano tanto, nella forma, quelli di plastica rossa che indossava quando andava sulla spiaggia di Loano, da piccolino.
Diede 10 dollari alla commessa e improvvisando  uno spogliarello nel negozio, si cambio' i vestiti, scatenando i sorrisini imbarazzati delle donne del negozio. Lui contraccambio' il sorriso, regalo' i suoi vestiti vecchi alle ragazze e usci' contento sulla piazza e ando' a risedersi sulla tanica blu ad aspettare.

Si sentiva gia' meglio,  in perfetta armonia con quel posto speciale di cui non conosceva nemmeno il nome. Provo' una specie di sensazione di benessere come se tutte le persone che vedeva fossero' li per partecipare alla sua avventura e lui era il protagonista principale. E forse era veramente cosi'.

Guardo' i suoi piedi e li riconobbe finalmente, adesso la terra che li sporcava non era fuori posto, aveva la sua ragione per essere li.
Poi un gatto siamese a lui famigliare entro' nel suo panorama visivo e inizio' a leccarli. Alzo' lentamente lo sguardo e Vania era li, in piedi davanti a lui.
Non si dissero nulla, lei gli porse il  foglietto che aveva in mano e che lui riconobbe immediatamente e capi'.

"Vania, hai mai sentito parlare di Don Chisciotte de la Mancia? Immagino di si....era un personaggio strano, che a causa della sua grande passione per la letteratura cavalleresca gli prese il delirio di essere un cavaliere lui stesso, senza macchia e senza paura. Avrebbe dovuto dedicare la sua vita per salvare l'onore della sua amata principessa, Dulcinea del Toboso e come  premio per le sue gesta avrebbe avuto la corona di Imperatore di Trebisonda"
"Ma  la cavalleria ai suoi tempi era gia scomparsa,  Dulcinea non era un principessa ma una donna di facili costumi, il suo cavallo non era che un ronzino e il suo  scudiero un flaccido contadinotto. Tutto quello che lui viveva  non esisteva nella realta' ma solo nella sua fantasia, vedeva giganti contro cui combattere ma erano mulini a vento. Era un pazzo e tutti lo prendevano in giro"
" Nonostante questo, lui viveva contento e con grande impegno questa sua avventura, aveva una vita interessante, la sua pazzia gli faceva vedere le cose con un punto di vista originale, creativo, mai banale."
"Ecco, ho pensato che anche questa nostra avventura e' una sorta di sogno, di pazzia, che prende spunto, si, dalla realta' ma se ne distacca per avere una sua vita propria, la sua originalita'. In cui tutto può accadere, perche nei sogni e' cosi'. Tutto quello che succedera' qui non avra' nessun effetto sulla realtà se non una lontana eco, perché sara' solo nella nostra fantasia, e nessuno puo' impedire alla fantasia di volare. E questo volo e' una cosa che ci fa stare solo bene, se ci lasciamo andare senza paura di volare"
" Questo foglietto e' un intruso in questo mondo, un incidente di percorso, ci sono delle falle nella fantasia che lasciano passare squarci di realta', che dobbiamo saper gestire, senza drammi, sapendo che i pericoli qui dentro non ci sono. Anche le ferite di Don Chisciotte quando si scontro' con i mulini gli facevano male veramente ma lui non si arrese e persegui con tenacia il suo scopo. Dobbiamo decidere se voler volare almeno nella fantasia, o continuare a mangiare polvere in coda sulla tangenziale"
Guarda.
Safran si alzo', si avvicino' a Vania, le prese la testa tra le mani e la bacio' sulle labbra.
Il tempo sembro' fermarsi per qualche secondo. La folla della piazza scomparve, c'erano invece koala e pinguini che ballavano una specie di danza tribale attorno a loro, abbracciati gli uni agli altri in perfetta armonia.
....
Riaprirono gli occhi. La confusione della folla riemerse piano piano.
Vania stava per dire qualcosa ma Safran le mise una mano sulla bocca.
" nulla, non dire nulla, piuttosto guardati come sei vestita! Mi sembri una maestrina di una scuola per ricchi rampolli milanesi.
Tu invece dovresti essere la Regina di Saba, in questa storia. Facciamo cosi'... ti regalo qualunque vestito che trovi in quel bazar a patto pero'che... te lo indossi direttamente nel negozio. Ci stai?"

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