domenica 5 febbraio 2012

La conquista della luna

Accanto. Erano li, l'uno accanto all'altra.In silenzio.
Il piu' delle volte il silenzio imbarazzava Safran che, pur di allontanarlo da se, diceva anche cose sconvenienti. Perche' il vuoto lo impauriva e doveva sempre riempirlo, qualunque cosa ci volesse per farlo.
Questa volta pero' no.
Questa volta stava godendo di quel silenzio. Dopo tante parole, dopo tanti discorsi. Il silenzio stava come creando un legame che a loro era sconosciuto fino a quel momento. Il silenzio per loro, fino a quel momento era assenza. Adesso il silenzio erano loro stessi.
Safran senti' che una sensazione nuova stava per arrivare, non sapeva bene cosa fosse, ma decise di non respingerla, per una volta nella sua vita. Di lasciarsi andare. Di giocare fino in fondo quella parte, perche e' cosi' che doveva andare, non c'era il giusto e non lo sbagliato.
Non senti' piu' il tempo, il prima e il dopo, non senti' piu' le voci della sua mente che dicevano cosa era meglio fare. Chiuse gli occhi e si abbandono' a tutti gli altri sensi, proprio come aveva imparato in quel museo dei ciechi di Milano.
Ed ecco che per primi arrivarono i profumi, tantissimi. Il mare prima di tutto, e poi la terra. E poi le piante sconosciute e infine il piu' desiderato di tutti: l'odore di Vania.
Poi arrivarono i rumori. Quasi una colonna sonora danzante, tra le foglie ampie delle palme mosse dal vento e il ritmico cullare delle onde. Voci di bambini in lontanza e il fiato di lei, sereno.
Venne il momento delle mani, che si mossero e sapevano dove andare. Si avvicinarono a quelle rotondita' solo immaginate fino a quel momento. Ne percepirono il disegno. Esplorarono quel mondo con curiosita' e delicatezza. Prima sui seni, poi sulle cosce e giu' verso i piedi a contare le dita. E quindi risalire fino al bivio e fermarsi ad ascoltare il mondo, dove tutto nasce. Africa.
Vania, reagiva in modo silenzioso. Ma Safran sentiva che il suo corpo stava vibrando.Lui poteva solo immaginarla nella sua mente. L'espressione del suo volto compiaciuto. E sorrideva dentro di se.
Il loro corpi si avvicinarano per attrazione naturale, A Safran venne un pensiero quasi di stupore per come tutto avveniva in maniera cosi' semplice. A quante parole perse a cercare di descrivere cose che i loro corpi conoscevano gia' benissimo. Baci a sfiorare tutta la pelle, le braccia che stringevano forte come per abbattere quell'ultima barriera che erano i loro corpi nudi, schiacciati l'uno contro l'altro. E le braccia guidavano sapienti ogni movimento. Gambe a intrecciarsi come rami di giunco. E poi il fuoco, la sensazione indescrivibile di essere per un istante infinito una cosa sola, e non temere niente e nessuno.
Di non distinguersi piu'.
Poi ritorno' impercettibile ancora il silenzio e una
pace. Non c'era un prima e non c'era un dopo. Solo fiato nel petto che sale e scende e le tante stelle sopra di loro nella notte azzurra. E di sguincio,  la luna.