martedì 26 ottobre 2010

Society

Lei non rispose, ma si aggrappò alla sua mano stringendola forte. Lui intravide delle lacrime sul viso di lei. Cercò di asciugarle con il palmo della mano, ma lei glielo impedì. "Lasciale lì dove sono - disse con un filo di voce - mi scaldano e mi fanno sentire viva." Lui tirò indietro la mano e rimase in silenzio. Finalmente la fase di decollo era terminata, la lucina delle cinture di sicurezza si spense e le hostess iniziarono il loro viaggio su e giù per il corridoio a offrire tè e caffè.
Lei lasciò finalmente la mano di lui e smise di fissare il vuoto davanti a sè. Con estrema calma si girò verso il finestrino e osservò il cielo, poi scoppiò a ridere nervosamente. Lui la guardò stupito, ma non disse nulla. "Scusa Safran, ti ho stritolato la mano... non ci posso fare nulla... il decollo mi getta nel panico... forse perché una volta un amico ingegnere mi ha raccontato che c'è un momento di non ritorno nel decollo, durante il quale, se qualcosa va storto, è impossibile correre ai ripari... e da quel momento non sono più riuscita a stare tranquilla."
Lui si chiese chi potesse averle raccontato quella storia, conoscendo la sua paura di volare. Un folle forse.
"Devi sapere - sussurrò lui dopo qualche minuto di silenzio - che in realtà quel momento che il tuo amico ha definito "di non ritorno" non ha il significato che tu gli hai dato. Le persone che muoiono in un incidente aereo in verità non muoiono davvero, ma entrano in una dimensione nuova, a causa della velocità del veicolo. Da quel momento appartengono a un nuovo mondo, a quattro dimensioni. Non so dirti con precisione dove si trovi questo nuovo mondo, ma ti assicuro che esiste. Ho dato un esame all'università che raccontava proprio di questo evento strano, ma scientificamente provato."
Lei lo guardò divertita. "Ma ci possono entrare anche i gatti in questa nuova dimensione? - chiese lei. "No, ecco... i gatti credo si spiattellino a terra come focaccine... mi spiace cara... " - rispose lui grattandosi la barba.
Lei gli fece una pernacchia, poi si rimise ad osservare il cielo sotto di lei, infilando nelle orecchie il suo I pod, desiderosa di isolarsi per un po' di tempo senza pensare a nulla. Chiuse gli occhi e tra le note di Eddie Vedder si addormentò.

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